Non ero mai stata in un’oasi in mezzo al deserto.
Sto rientrando proprio adesso da un’escursione di un giorno all’Oasi di Siwa in Egitto e le sensazioni a caldo sono tante, tante veramente. Il primo pensiero è senz’altro quello che se non ci fossi andata me ne sarei pentita.
Quando un paio di giorni fa mi avevano presentato le escursioni da Marsa Matrouh, Siwa aveva catturato subito la mia attenzione. Mi avevano raccontato, infatti, che l’Oasi di Siwa è un’oasi naturale immersa nel deserto di dune di sabbia bianca, situata nel cuore del deserto occidentale del Sahara, a 300 km da Marsa Matrouh, 600 km dal Nilo e 65 km dal confine con la Libia.
Forse era stata semplicemente l’idea di vedere un’oasi verde in tutto quel mare di sabbia, forse il fatto di sapere che lì si trovano ben 220 sorgenti d’acqua naturali, forse il fatto che mentre la guida ce ne parlava mi ha emozionata. Adesso che sono sul bus durante il viaggio di ritorno e ripenso a ciò che ho visto e fatto oggi a Siwa non posso far altro che pensare: “Menomale ho deciso di fare questa escursione, ne è valsa la pena!”
Non so se sarò in grado di descrivere a parole ciò che ho visto. Quel contrasto di colori tra il dorato della sabbia, il verde delle palme di datteri, l’azzurro del cielo e il blu dei laghi salati va visto coi propri occhi. Ma credo che, se per un istante vi fermate ad immaginarlo, forse potrete capire di cosa sto parlando. Ad ogni modo ecco alcune foto che ho scattato ma giuro, non rendono giustizia a quella meraviglia che è l’oasi di Siwa.
Tuttavia di una cosa mi sono sorpresa: uno pensa ad un’oasi nel deserto e si immagina di arrivare in un isolotto verde e rigoglioso in mezzo al niente. Siwa è questo, ma è anche molto di più. Qui, infatti, si trova una popolazione che ha fatto di questa terra la propria casa, distaccandosi dal resto del territorio: un piccolo grande paese composto da 22.000 abitanti distribuiti su un territorio di 1.088 km quadrati.
Basti pensare che i beduini di Siwa hanno perfino una propria lingua, il siwi, un dialetto berbero del nord Africa che gli stessi egiziani non comprendono.
Di seguito ecco le principali cose da vedere a Siwa:
- la Montagna dei Morti: sono tre livelli di tombe che risalgono all’epoca faraonica ma che nel corso del tempo sono state utilizzate anche da altre civiltà, come ad esempio i Greci e i Romani, e come rifugi durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Qui si possono visitare 3 tombe, di cui la prima è senza dubbi la più interessante (e ritenuta la più bella del deserto occidentale). E’ la tomba di Siamun, interamente colorata sulle pareti e sul soffitto: un mix di arte egiziana e greco-romana (Siamun infatti era un commerciante greco). La seconda è la tomba di Miso Isis, senza geroglifici o colori se non all’ingresso della camera funeraria. La terza è la tomba del sacerdote Pa Tot, più piccola e colorata solamente all’interno della camera che ospitava il sarcofago. Sulla montagna si trovano tuttavia moltissime altre tombe, e gli scavi stanno tutt’ora procedendo.
- la casa siwana: la casa tipica degli abitanti dell’oasi di Siwa.
- l’antica città di Shali: costruita nel 1203 e fatta interamente di karchif (fango + sale). Nel 1820 la città iniziò ad ampliarsi all’esterno del nucleo originario, fino a formare l’assetto attuale. Dal 1920 la città antica è disabitata ma è conservata in buone condizioni ed è visitabile.
- il Tempio dell’Oracolo: costruito da un faraone, è divenuto famoso per la visita da parte di Alessandro Magno, il quale qui apprese il suo destino, e per il re Cambise che, secondo la leggenda, voleva raggiungere l’oracolo per distruggerlo ma il dio Amon, protettore del tempio, per vendicarsi fece perdere lui e le sue truppe nel deserto. Tutt’intorno al tempio sorge la vecchia città di Agormi dalla quale si ha una visuale favolosa sull’oasi, sull’antica Shali e sui 4 laghi salati che circondano la zona. Da Shali è interessante raggiungere il tempio dell’oracolo a bordo del tipico carretto (caruzzo) condotto dai bambini del paese e trainato da un asino (costo 3 euro a persona).
- la Sorgente di Cleopatra: è una grande vasca naturale, profonda 5 metri, nella quale secondo a leggenda Cleopatra VII soleva immergersi. La vasca è balneabile, anche se personalmente non mi sentirei di consigliare di farci un bagno.
Ma la ciliegina sulla torta, oggi, è stato il safari in jeep sulle dune di sabbia. Dopo il pranzo presso il Siwa Shali Resort, dove non solo è possibile mangiare ma anche fare il bagno in piscina e pernottare in uno degli appartamenti nel caso di escursioni di 2 giorni, siamo infatti partiti alla volta del gran mare di sabbia.
In questo caso le immagini rendono meglio di mille parole.