Per il ciclo Quella volta che oggi voglio domandarvi se vi è mai capitato di ordinare qualcosa da mangiare solo per il nome del piatto. A me è successo in Giappone e questa storia ha a che fare con il termine Omotenashi: una delle tante parole nipponiche intraducibili che esprime uno dei concetti giapponesi più complessi e carichi di significato.
Mi trovavo sul Monte Koya, uno dei luoghi più mistici e spirituali del Giappone, situato a sud della città di Osaka nella prefettura di Wakayama, dove ho avuto il piacere di dormire in un tempio buddista. La cittadina, infatti, è caratterizzata da oltre 100 monasteri buddisti che offrono ospitalità a fedeli e viaggiatori.
Passeggiando nel centro di Koyasan, per pura casualità, sono entrata da Kadohama Goma-tofu honpo (角濱ごまとうふ総本舗飲食部), un ristorante la cui specialità è il tofu al sesamo, servito sia come piatto in stile kaiseki che venduto come souvenir nello shop.
Non sono un’amante del tofu quindi non l’ho ordinato, preferendo invece gli Omotenashi udon: una scelta, questa, fatta di pancia dopo aver letto il nome del piatto e quella parola che nella cultura giapponese riveste una così grande importanza.
Cosa vuol dire Omotenashi?
Omotenashi è un termine giapponese che in italiano potremmo banalmente tradurre con OSPITALITÀ. Tuttavia questa interpretazione perderebbe il significato davvero molto più profondo del termine.
“L’atteggiamento disinteressato di intrattenere gli ospiti con gentilezza e senza volere niente in cambio”.
Questa traduzione, forse, spiega al meglio come il significato di una sola e semplice parola mi abbia spinto a ordinare un piatto di udon in brodo alle tre del pomeriggio in una delle località più isolate e mistiche del Giappone.